La routine del comune studente universitario non era per me. Volevo farmi notare, creare valore, e ci sono riuscito. Scopri la mia storia.
Ho 20 anni e 5 mesi fa non avevo un chiaro obiettivo in testa. Dico davvero.
Le ripetitive giornate dominate dalla routine del comune studente universitario stavano diventando insostenibili. Letto, colazione, treno, lezioni, treno, pranzo, studio, letto, ripeti.
Insomma, avevo la sensazione di essere bloccato in un loop temporale stile Tom Cruise in “The Edge of Tomorrow”, solo che a farmi compagnia non c’era Emily Blunt e la cosa più elettrizzante che avrebbe potuto capitarmi sarebbe stato il ritardo del professore di analisi.
Volevo trovare il modo di dare valore al mio tempo.
La mia storia e le prime difficoltà
“L’Università è così, devi frequentare, studiare e dare gli esami. È pesante, ma se vuoi un buon lavoro non hai altre possibilità”.
Era la frase più fastidiosa e demoralizzante che potessi sentire in quel periodo.
Perché? Pensaci un attimo, torna bambino. Riacquista, per un secondo, la spensieratezza propria della fanciullezza.
Ora immagina di essere in un vasto prato di montagna. C’è il sole alto nell’orizzonte, i fiori mossi dal vento, e le mucche che pascolano allo stato brado.
Ricorda, sei un bambino: vuoi esplorare.
E così inizi a correre, col desiderio di scoperta nel cuore e l’adrenalina nel sangue. Però, appena muovi un passo, vieni fermato.
Ti dicono “Eh no, sei troppo piccolo per correre nel prato. Devi imparare a correre! Ecco, questo è un buon libro. Leggilo e fai gli esercizi, poi dai un esame e tra 3 anni, forse, potrai correre davvero.”
Ora dimmi, oltre che preso per i fondelli non ti sentiresti limitato? In gabbia? Frustrato? Vuoi correre e lo vuoi fare adesso!
Sai già che potrai cadere, ma sai anche di avere la forza di poterti rialzare 10, 100 o anche 1000 volte.
E io e te, sappiamo che è questo a fare la differenza.
No, non potevo accettare di dover ritardare i miei sogni e la mia passione come programmatore per via di una mentalità vecchia, che fatica anche solo a mettersi in discussione.
Futuri ingegneri. Tutti fieri e spavaldi, che passano i pomeriggi a risolvere equazioni di decimo grado o trovare i coefficienti di reazioni chimiche REDOX.
“Non appartengo a questo mondo”.
Pensavo ogni giorno vedendo i miei coetanei camminare come zombie verso le aule del Politecnico di Torino mossi dall’unica ragione del “devo farlo”, invece del “voglio farlo”.
Una differenza sottile, che rivela però una mentalità di fondo diametralmente opposta.
Ho passato 5 anni della mia vita in un liceo scientifico, che senz’altro mi ha fatto crescere mentalmente, ma ahimè l’ho vissuto come un dovere e non un piacere.
Allora non avevo altre possibilità, ora sì.
Un nuovo percorso
Quindi, a Gennaio, ho deciso che volevo cambiare vita.
Ma come l’avrei cambiata?
Avevo delle competenze, acquisite negli anni come autodidatta sviluppando semplici progetti per il collettivo studentesco.
Ora ero pronto a fare sul serio: mi serviva visibilità.
Così una bella mattina mi sono svegliato alle 5 imponendomi che, a costo di rimanere dietro al monitor 24 ore, sarei stato in grado di ottenere anche solo un piccolo boost, perché come dice Jodorowsky:
“il primo passo non ti porta dove vuoi arrivare, ma ti toglie da dove sei”.
Ed ecco il bello di vivere nel 2019.
Hai bisogno di qualcosa? La cerchi in rete!
Non la trovi perché non esiste? Usi la rete per crearla!
E nel tentativo di redigere un curriculum da presentare su LinkedIn mi sono imbattuto in quella che rappresentava per me una vera manna dal cielo: start2impact.
Un razzo, un acceleratore? No, una figata pazzesca!
Per essere sicuro di entrare nella community, scrissi una lettera di presentazione, un messaggio per far capire quanta fame avevo e quale motivazione mi muoveva.
Ho aperto Word e iniziato a scrivere. Le parole uscivano, una dopo l’altra, come un canto liberatorio.
Ero certo che le avrebbe lette qualcuno che la pensava come me, proprio come stai facendo te in questo momento.
Un’ultima lettura e poi l’invio! Era iniziata l’attesa.
Dopo 1 giorno ricevo un messaggio vocale su WhatsApp da quello che avrei poi scoperto essere Gherardo Liguori, il CEO di start2impact!
In quel momento è iniziato il mio percorso come potete vedere nello screenshot in alto preso dalla piattaforma di start2impact.
I miei obiettivi: lavorare come front end developer
La piattaforma altro non è che un prelibato banchetto di risorse: Programmazione, Blockchain, Intelligenza Artificiale, Mindset, Marketing Digitale, UX/UI Design e così via, se hai la giusta motivazione, non ti ferma nessuno, lo dico per esperienza e lo puoi constatare nel video qui sopra in cui racconto quello che mi è successo in 20 giorni.
Come vi dicevo all’inizio, 5 mesi fa non avevo un chiaro obiettivo in testa.
Ero scettico all’idea di poter trovare davvero un lavoro, perché prima d’ora non avevo mai avuto una simile possibilità, ma anche tremendamente curioso.
Così ho afferrato la palla al balzo.
Sono entrato su start2impact e ho trovato il mio mondo: la Programmazione Web.
In 7 giorni ho completato le Super Guide di HTML, CSS, Javascript, PHP e Node.js, attirando immediatamente l’attenzione di Gherardo e Virginia e dimostrando ancora una volta come ogni obiettivo sia raggiungibile a patto che sia verificata una sola condizione: che si trovi la giusta motivazione.
14 giorni dopo, e a 20 giorni dalla mia entrata in piattaforma, ho avuto la possibilità di fare colloqui con 3 startup e da quella che mi interessava maggiormente ho ricevuto la mia prima proposta di lavoro.
La settimana dopo ho iniziato a lavorare per Wash Out, la migliore startup in Italia del 2018 secondo il programma TV “B Heroes”.
Non ci potevo credere, non ci posso credere tuttora. Incredibile, semplicemente incredibile.
Magia? No.
Sono risultati che puoi ottenere quando incontri delle persone formidabili, animate da passione e voglia di fare: il team di start2impact.
A 20 anni mi hanno regalato un sogno: lavorare nel settore a cui da sempre ambivo, perché prima di allora le persone intorno a me mi dicevano che serviva per forza la laurea magistrale prima di poterlo anche solo pensare.
Amici
Ho provato a raccontare ai miei amici cosa stessi facendo e quale valore start2impact avrebbe potuto portare loro se solo avessero trovato quella motivazione così difficile da trovare oggi in molti nostri coetanei.
Ho fallito.
Forse qualche tecnica persuasiva in più mi avrebbe fatto comodo, ma la verità è un’altra. Hanno una mente chiusa.
Ho amici che dopo 5 anni di liceo, e 3 di filosofia, sbandierati come “capaci di aprire la mente” si ritrovano ora con una mentalità chiusa.
Il come e il perché andrebbe forse chiesto al Ministro dell’Istruzione.
L’esistenza stessa di start2impact è un chiaro segnale che le cose possono funzionare in modo diverso e grazie alla lungimiranza di Gherardo e Virginia e a qualche folle come me e te, possiamo finalmente provare a dare un messaggio: non esiste una sola strada per raggiungere i tuoi obiettivi.
Decenni fa questa affermazione era falsa, oggi diventa ogni giorno più vera.
Famiglia
Mamma e papà vogliono per noi una vita migliore della loro.
Così quando ho accennato all’idea di abbandonare l’Università, o anche solo sospenderla a tempo indeterminato, hanno drizzato i capelli.
Anche loro erano bloccati con la vista su quella cartina sgualcita che riporta una ed una sola strada verso il mistico traguardo del lavoro, targata come “Università”.
Potevo spiegargli di avere una mappa con altre vie, chiedendogli di fidarsi di me, un ventenne ai loro occhi piccolo e inesperto, aspettando la loro approvazione ufficiale.
Oppure potevo partire contando su di me e una volta arrivato, mandargli una cartolina.
Questo è quello che alla fine ho fatto.
Primi traguardi
Lavorare in una startup è tra le esperienze formative migliori che ci siano.
L’assetto dinamico, aperto e orientato agli obiettivi ha fin da subito colto la mia attenzione.
In particolare in Washout, la startup che ho scelto, tutto questo è amplificato all’ennesima potenza.
Credo sia anche grazie a queste qualità che è riuscita a vincere il premio di migliore startup del 2018 nel programma TV “B Heroes”.
A cornice di tutto: il team ovviamente.
Quello con cui lavoro è in una parola fantastico, soprattutto per il fatto di avere una figura senior che mi aiuta a migliorare più velocemente di quanto potrei fare da solo.
Grazie a lui scopro le ultime tecnologie da utilizzare per migliorare le performance delle applicazioni web e mobile dell’azienda e dato che il team IT è piccolo ho comunque molta autonomia e responsabilità nello sviluppo dei progetti.
Per il momento mi fermo qui. Il mio obiettivo era darti un nuovo punto di vista su un’esperienza di cui si sente parlare poco in Italia e aiutarti a capire se è la strada giusta anche per te.
Spero di esserci riuscito 🙂
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