La storia di Bianca Bonetti, Continous Improvement Lead per Seedstars, aziende con la missione di avere un impatto positivo sulle persone nei mercati emergenti.
Se non ce la metti tutta, se non vai fino alla fine, non potrai mai sapere se quella era realmente la tua strada o no.
Bianca Bonetti
Oggi conosceremo Bianca Bonetti, Business Development Africa per Seedstars. La sua esperienza permette di riflettere molto sulle decisioni che si prendono da giovani.
Ecco una nuova nuova tappa del nostro viaggio motivazionale – la rubrica in cui intervisto donne di successo nel mondo del digitale, della tecnologia e dell’imprenditoria che vogliono favorire attraverso la loro storia l’empowerment di altre donne.
Spesso scegliamo una strada convinti sia quella giusta, la propria.
Poi non si rivela tale e pensiamo che la cosa migliore sia fare passi indietro e abbandonarla.
Bisognerebbe invece continuare a sperimentare, andare fino in fondo, dare il massimo ugualmente, come ci consiglia in questa intervista la nostra Bianca Bonetti.
Magari non ci porterà alla nostra piena realizzazione, ma almeno potremo dire a noi stesse di averla percorsa fino alla fine, conoscerla veramente e capire solo in quel momento se fa o meno per noi.
Bianca si è ritrovata a Ginevra a studiare Matematica, rendendosi conto che non gli piaceva.
I momenti di disperazione non sono mancati, ma è andata avanti, riuscendo così a laurearsi.
Dopo la laurea ha vissuto tantissime altre esperienze personali e professionali e oggi, ha trovato il suo lavoro dei sogni: lavora in Seedstars, un gruppo di società che operano in 65 paesi dei mercati emergenti e ci parla di come è possibile diventare imprenditori in Africa e fare startup nei mercati emergenti e nei paesi in via di sviluppo.
Iniziamo con l’intervista!
Vivere esperienze uniche fuori dalla zona di comfort
A: Il tuo percorso non è lineare e il tuo CV è fuori dal comune, con molte esperienze in ambiti diversi fra loro, ma che ti hanno fatto diventare la Bianca di oggi.
Ci sono stati momenti in cui hai dubitato di quello che stavi facendo?
B: Nel mio percorso di vita, sono stati molto più numerosi i momenti nei quali ho dubitato che quelli in cui ero sicura di quello che stavo facendo, ma sono sempre andata fino in fondo.
Il problema è che se non ce la metti tutta, se non vai fino alla fine, non potrai mai sapere se quella era realmente la tua strada o no.
“Curiosità e Volontà: la ricetta magica”
Durante l’università (ho studiato Matematica a Ginevra) ci sono stati momenti in cui la disperazione stava per vincere e io volevo tornare a casa sconfitta.
“Tieni duro” mi sono detta.
La nostra stessa volontà ha un potere straordinario.
Vedevo la laurea lontana, come un traguardo irraggiungibile, allora cercavo di concentrarmi su un obiettivo alla volta, alla mia portata: funziona!
Questo metodo me lo sono portato dietro anche nella mia vita lavorativa e di crescita personale.
Le cose più belle sono quelle più difficili da ottenere, perché il percorso è più interessante della meta.
Il mio CV è sempre stato un vero rompicapo per le Risorse Umane: ho fatto il classico poi ho studiato matematica, poi sono andata a lavorare nell’arte contemporanea, ma tutti gli inverni (senza mancarne uno tranne quando ho vissuto in Argentina) maestra di sci, e ora?
Aiuto le startup a cambiare il mondo.
Ho sempre sofferto di non avere il “bel CV” che tutti vorrebbero presentare, finché non ho capito che potevo trasformare questa “debolezza” in una forza.
Infatti tutte le esperienze che fai, ti fanno diventare la persona che sei oggi, ma non solo lavorativamente, anche e soprattutto esperienze di vita, come studi all’estero, viaggi in solitario, amici e amori.
Quando entri nel mondo del lavoro ti rendi conto che ci sono due tipi diversi di bisogno lavorativo: Esecutori e Pensatori.
Il “bel CV” standard fatto con lo stampino è perfetto per chi cerca Esecutori, pronti a eseguire gli ordini e rimanere nello status quo.
Ma i veri innovatori di oggi, le aziende fighe, quelle che cambieranno il mondo, cercano Pensatori, persone brillanti, che seguano le proprie passioni, che si diano anima e corpo ad un progetto, che riescano a trovare una soluzione creativa ad un problema.
La caratteristica dei pensatori è “think out of the box”, e riescono a farlo esattamente per tutte le esperienze che hanno fatto, e per tutte le volte che sono andati fino in fondo, senza sapere dove fossero diretti.
A: Per crescere sei uscita dalla zona di comfort, hai seguito il tuo cuore e ti ha portato in aeroporto.
Ti sei ritrovata dall’altra parte dell’oceano, senza conoscere nessuno in un Paese in cui si parlava una lingua a te sconosciuta.
Come ti sentivi?
B: É come un salto nel vuoto, non sai cosa ti aspetta, ma sai che sarà bellissimo.
Dopo aver vissuto qualche anno in Svizzera, mi sono trasferita un anno a Cordoba in Argentina, per uno scambio universitario.
Non conoscevo nessuno e non parlavo spagnolo.
È stato l’anno più bello della mia vita.
In Argentina ho imparato:
- Che il tempo è a tua disposizione, c’è sempre tempo di fare le cose che ti piacciono, per fermarti e goderti quell’istante – in Europa scarseggiamo sempre di tempo;
- Che le cose importanti della vita sono la famiglia, gli amici e il cibo – divertente che io l’abbia capito quando c’era un oceano che mi separava dalla mia famiglia;
- A vivere #noplan, ovvero senza programmare, vivendo la vita come viene, senza forzare – ero abituata a programmare tutto e ora non programmo nulla.
La cosa bella di quando ti trasferisci in un posto nuovo, è che puoi creare la tua vita a tuo piacimento.
Puoi decidere in che zona vivere, che persone frequentare, che cose mangiare, ma soprattutto che persona essere.
Quando parti da zero, ti devi re-inventare.
Per vivere in Argentina ho dovuto cambiare me stessa e mi sono piaciuta di più.
Dopo l’Argentina, l’ho rifatto.
Sono andata ad abitare al Cairo, in Egitto.
L’anno scorso sono partita per Abidjan, in Costa d’Avorio e poi per Dar Es Salaam, in Tanzania.
La verità è che non ci si abitua mai a quella sensazione.
Credo che sia adrenalina.
È una droga.
Anche se i tempi non lo permettono, il mio cuore continua a sognare di partire.
Di quella sensazione della notte prima dell’aereo, che non riesci a chiudere occhio ma non importa perché sono la felicità e l’eccitazione a tenerti sveglia, quella voglia di scoprire il mondo e farlo tuo.
Outside of your comfort zone is where the magic happens
Per me è sempre stato il contrario, tutto ciò che era conosciuto e ordinario, non sapevo come affrontarlo, mi creava uno stress incredibile.
Tutto ciò che era fuori dalla norma, era come ossigeno per i miei polmoni!
Al liceo ogni mattina cambiavo strada per andare a scuola.
La mia più grande paura è cadere nella banalità e nella routine.
Do you think adventure is dangerous? Try routine: it’s lethal
A: Ci parli della tua bucket list, l’elenco delle cose che vuoi fare prima di morire?
B: Quest’anno ho perso un amico.
Aveva poco più della mia età e certamente era troppo presto per andarsene.
Tendiamo a non pensarci perché questo pensiero ci infastidisce, ma un giorno moriremo: è l’unica certezza che realmente abbiamo.
E allora perché essere così ipocriti e fare finta che questo giorno non arriverà mai?
Questo pensiero mi accompagna dall’adolescenza.
Essendo una persona alquanto dispersiva, un giorno mi sono seduta e ho fatto una lista di tutte le cose che voglio fare prima di morire, perché non voglio rischiare di perdermele.
Il problema è che la lista aumenta e non diminuisce!
A parte gli scherzi, credo che sia importante darsi nella vita degli obiettivi e dare la priorità alle attività in base a quelli.
È stato bello vedere come in questi anni la mia lista si sia modificata in base alla persona che sto diventando.
Ai miei 20 anni avevo sete di vedere il mondo, girare, conoscere e scoprire posti nuovi: la mia lista prevedeva la scoperta di nuovi continenti ed esperienze uniche.
Ora prediligo momenti di qualità e significativi con le persone a cui voglio bene, o esperienze a lungo termine che possano cambiare la mia vita, come lo yoga o la meditazione.
Per capirci, prima la mia lista era un “checkbox” ora è più un “progetto a lungo termine” nel quale devo avere costanza e pazienza.
Quando quest’anno ho perso il mio amico, ho riflettuto molto sul significato della mia lista, e ho capito che non sono quante cose fai o quanti posti vedi, ma è quanto ogni singolo secondo è realmente vissuto a pieno: troppo spesso sacrifichiamo “l’ora” per il “dopo”.
Quindi quello che mi sento di dire è: Make every second count.
L’impegno in Seedstars in Africa
Il futuro è nei mercati emergenti
A: Quali sono le cose che apprezzi di più in Africa?
B: L’anno scorso mi sono trasferita in Africa per lavoro e ho vissuto in Costa d’Avorio e in Tanzania.
L’Africa è un continente enorme e meraviglioso.
Ci sono 54 paesi, e ogni paese ha innumerevoli etnie e lingue locali.
Difficile quindi per me fare un discorso generale, ma posso parlare per l’esperienza che ho fatto.
Quello che ho apprezzato di più in Africa in questi mesi è come ti mette alla prova e ti costringe ad essere creativo, a trovare soluzioni per problemi e ostacoli che si presentano giornalmente.
Diciamocelo, non è per tutti: ogni giorno è un’avventura, ed è esattamente questo che è così bello ma anche così stancante.
Della vita giornaliera apprezzo molto la spontaneità delle persone, i sorrisi che ti fanno, i colori forti, le stoffe.
Le persone che incontro sono sempre interessantissime, grandi viaggiatori e persone con grandissima adattabilità, sempre pronte per nuove avventure.
Anche la natura è bellissima, selvaggia e quasi pericolosa.
A: Cosa significa per te lavorare in Seedstars?
Hanno provato a seppellirci, non sapevano che eravamo semi.
Proverbio messicano, motto di Seedstars
B: Seedstars è un gruppo di aziende con sede in Svizzera con la missione di avere un impatto positivo sulla vita delle persone nei mercati emergenti attraverso la tecnologia e l’imprenditoria.
Per me trovare un’azienda come Seedstars è stato trovare quello che stavo cercando.
Avete mai immaginato il lavoro dei vostri sogni?
Ecco io l’ho trovato!
Siamo un centinaio, tutti giovanissimi e mossi dalla missione di fare del mondo un posto migliore.
Lavoriamo in remoto da tutte le parti del mondo, su 10 timezone diverse, i nostri uffici (Seedspace) sono in Egitto, Costa d’Avorio, Nigeria, Tanzania, Sud Africa, Messico, Perù, Birmania e Kazakhstan.
Lavorare per Seedstars mi fa sentire parte di qualcosa.
Faccio un lavoro dove le mie qualità sono messe in risalto (come ad esempio le lingue che parlo, o i miei tratti caratteriali), mi dà la giusta flessibilità e soprattutto ha un significato, ha un “why” che mi fa alzare tutte le mattine e aprire il computer con felicità e pienezza.
Il mio ruolo è “Continous Improvement Lead”, cioè lavoro con l’obiettivo di migliorare i processi aziendali e condurre l’azienda verso un continuo processo di miglioramento.
Il mio lavoro è molto strategico e creativo: mi viene richiesto di “pensare” a risolvere problemi interni o di nostri dipartimenti con l’esterno, o quale sia la strategia migliore per il futuro o durante il Covid-19.
A: Qual è l’impatto che desideri avere sui mercati emergenti e quali sono i risultati che stai ottenendo?
B: Ho iniziato con Seedstars lavorando su un bellissimo documentario “Emerging Market Entrepreneurs”, che racconta la storia di Alima & Peter, due imprenditori ghanesi che hanno costruito una piattaforma di delivery di vaccini per animali (Cowtribe).
La storia di Alima è impressionante: durante le elementari ha dovuto lasciare la scuola perché i polli erano morti e quindi la famiglia non aveva più soldi per pagarle gli studi.
Questo ci fa capire quanto i nostri problemi sono distanti dai problemi dei mercati emergenti e quanto soluzioni anche semplici possono avere grandi impatti sulla vita quotidiana delle persone. (concetto che viene definito come “Low Tech is High Tech”).
Operiamo in più di 80 paesi tra Africa, Asia e Latin America. Il nostro obiettivo è aiutare gli ecosistemi locali a crescere, creare più posti di lavoro, migliorare le condizioni di lavoro, eliminare il gender gap tra uomini e donne, dare più accessibilità a questi imprenditori agli investimenti.
In questi anni abbiamo sviluppato la nostra Teoria del Cambiamento, che mappa al contrario quale sarà il nostro impatto in base alle nostra attività.
Una delle nostre attività è Impact Investing: abbiamo diversi fondi che investono in questi progetti in settori che hanno più impatto: Edtech, Agritech, Fintech & Healthtech.
C’è chi dice che siamo piccoli per cambiare il mondo, ma solo quelli che ci credono realmente possono davvero farlo.
Il rapporto con la natura e i mesi di quarantena
A: I mesi di quarantena sono stati duri per ognuno di noi.
Cos’hai imparato tu in questo periodo?
Tornando alla normalità, hai deciso di cambiare qualcosa?
B: La quarantena è passata da qualche mese e sembra già un ricordo lontano.
In realtà secondo me è stato un momento molto prezioso per poter riflettere e domandarsi se il mondo gira nel verso giusto.
Ci sono anche molte cose che abbiamo capito:
- Viviamo in un mondo globalizzato, e il problema di un altro paese è anche un nostro problema in qualche modo;
- Dobbiamo iniziare a prendere scelte responsabili per il futuro del pianeta altrimenti il nostro destino è segnato;
- Le maggiori vittime di questo virus sono i mercati emergenti, dove se non si muore di virus, si muore di fame, ma se ne parla troppo poco.
Personalmente ho cambiato molte cose della mia vita: da quando è scoppiata la pandemia, tendo a non vivere in città, che trovo sia una cosa totalmente overrated; ormai tutto avviene online, perché stare chiusi in un cubicolo a Milano?
La nostra generazione ha questa grandissima fortuna di poter lavorare online: non è sempre facile non avere contatto fisico con i colleghi, ma è una grande libertà.
Sfruttatela!
Inoltre ho assunto un ritmo più calmo: durante la quarantena ho raccolto i fiori dal giardino ed era la prima volta nella mia vita che lo facevo.
Mi sono accorta che nel mio voler scoprire il mondo, mi sono persa le gioie di casa, come cucinare i ravioli, o raccogliere i fiori dal giardino.
A: Stare a contatto con la natura ti è molto d’aiuto.
Quale consiglio dai alle nostre giovani lettrici per iniziare ad avere un rapporto migliore con essa?
B: La Natura è il mio rifugio di pace, vado lì a ricaricare le pile.
Noi esseri umani abbiamo un legame fortissimo con la natura, che si è andato perdendosi sempre più l’uomo è andato a vivere in città.
Per me uno dei mali più gravi dell’umanità sono le suole di plastica, che non permettono al corpo di scambiare energia elettrica con il suolo, infatti cerco di stare a piedi nudi il più possibile!
Sento un fortissimo legame anche fisico con la natura: ad esempio se c’è la luna piena non riesco a dormire bene o se piove difficilmente sono felice.
A voi capita?
Alla nostre giovani lettrici consiglio di riservare del tempo nel vostro calendario per la natura.
- Camminate a piedi nudi sull’erba, sentirete l’energia che vi entra nel corpo;
- Abbracciate gli alberi e confidategli i vostri segreti: possono darvi più consigli del vostro migliore amico;
- Salite in cima ad una montagna, vi renderete conto di quanto è potente un piccolo passo, uno dietro l’altro;
- Annusate i fiori – “È incredibile come siano felici i fiori – e senza alcuna ragione”. – Osho
Conclusioni
Siamo arrivati alla fine di questa meravigliosa intervista, non mi resta che invitarvi a trarre spunto dal suo percorso, sperimentare tanto e non smettere mai di cercare la vostra strada.
Bianca ha unito i puntini viaggiando per il mondo, trovando così il suo lavoro dei sogni, come ha fatto anche Valentina Primo, Founder di Startup Without Borders.
Le loro storie sono entusiasmanti e a tratti simili, raccontate dal vivo all’evento start2inspire, ecco i link per approfondire:
Diventare Imprenditori in Africa | lo speech di Bianca Bonetti
Unire i Puntini Viaggiando Per il Mondo | lo speech di Valentina Primo
Leggi le storie precedenti della serie
- Ispirare le persone a raggiungere i propri obiettivi di vita e di carriera: la mission di Federica Mutti
- Creare un ecosistema per imprenditori migranti e rifugiati: la storia di Valentina Primo
- Come ho fondato un’agenzia di comunicazione di successo (insieme a mio marito)
- Conosciamo la Founder di Heroes Maratea: Andreina Serena Romano
- Gloria Chiocci: Superare la dislessia e diventare UX designer
- Marta Ghiglioni: A 26 anni tra le donne più influenti nel digitale
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