Non bisogna fingere di essere estroversi per essere accettati. Scopri come accettare chi sei senza compromettere le tue relazioni personali e lavorative.
Alle attività di gruppo preferite le conversazioni 1-1?
Spesso preferite esprimervi in forma scritta?
Gli altri vi dicono che sapete ascoltare?
Detestate le chiacchiere futili mentre vi piace parlare in maniera approfondita di argomenti che vi stanno a cuore?
Cercate di evitare i conflitti?
Se avete risposto di sì alla maggior parte di queste domande, probabilmente vi sarete ritrovati più volte a dover affrontare l’introversione.
Benvenuti nel club!
Forse lo sapevate già, o magari ne avevate solo un sentore, ancora meglio, conoscete già bene l’argomento perché amate o lavorate con un introverso.
Oggi l’introversione e l’estroversione sono tra gli argomenti più discussi e ricercati nel campo della psicologia della personalità.
Forse ci pensiamo di rado, ma il nostro temperamento influenza ogni scelta che facciamo: le amicizie, la scelta del partner, il modo in cui conversiamo e risolviamo conflitti. Si rispecchia nei circuiti cerebrali, nella nostra realizzazione professionale, nel riflettere prima di agire e nell’essere dei buoni leader.
Se vi siete mai chiesti perché alcune persone sono loquaci mentre altre misurano le parole, se vi siete sentiti in colpa quando avete rifiutato quell’invito a cena per restare a casa a leggere un libro, se avreste fatto volentieri a meno degli sguardi compassionevoli degli altri quella volta che siete andati al cinema da soli, allora, questo articolo è dedicato a voi!
Lo è anche se, come ho detto sopra, siete degli irriducibili estroversi e siete legati a qualcuno che rientra in questa misteriosa categoria, del quale magari vorreste imparare a conoscere, in maniera più approfondita, quel suo giardino segreto colmo di ricchezze che si porta dietro.
Ecco, dunque, ciò che troverete in questa guida per affrontare l’introversione:
- Cosa è l’introversione e cosa vuol dire essere introversi
- Il segreto per convivere con le emozioni al lavoro
- Come introversi ed estroversi possono capirsi meglio
Adesso che abbiamo fatto le dovute premesse, siamo pronti ad iniziare questo nuovo viaggio per cercare di affrontare l’introversione al meglio.
Fidatevi di me, mi muovo dentro questo vasto e intricato mondo con scioltezza da ben 26 anni. Badate, non è certo sempre una piacevole passeggiata, anzi si rivela spesso un percorso impervio, pieno di dubbi, equivoci ed insicurezze. Ma sono grandi i tesori e le scoperte di sé a cui può condurre.
Siete pronti?
Mettetevi comodi e rilassatevi. Mentre leggete, immaginate di ruzzolare come Alice giù nella tana del coniglio, giù nel paese delle meraviglie.
Scopriamo insieme come affrontare l’introversione!
Cosa è l’introversione e cosa vuol dire essere introversi
È da oltre tremila anni che la cultura occidentale sembra condensare in due figure contrapposte le caratteristiche e gli attributi di due costellazioni di tratti. Come scrive l’antropologo C.A. Valentine:
Le tradizioni culturali dell’occidente abbracciano un concetto di variabilità individuale che sembra essere antico, diffuso e radicato. In forma popolare, si tratta del familiare concetto dell’uomo di azione, realista e socievole, opposto al pensatore, al sognatore, all’idealista, al timido. Le etichette più comuni associate a questa tradizione coincidono con l’appellativo di estroverso ed introverso.
Si tratta di due categorie generali.
Affermare che tutti gli introversi sono topi da biblioteca o che gli estroversi sono l’anima della festa è arbitrario come dire che a tutti gli uomini piace il calcio.
Per citare una felice frase di Jung:
L’estroverso o l’introverso allo stato puro non esistono, se esistessero finirebbero rinchiusi in un manicomio.
Oltre al fatto che siamo tutti individui meravigliosamente complessi, esistono differenti tipi di introversi e di estroversi.
Pochi si identificano esattamente con l’uno o l’altro tratto, eppure la maggior parte di noi riconosce al volo quei tipi psicologici, perché svolgono ruoli significativi nella nostra cultura.
In questo articolo, ci soffermeremo maggiormente su quelle persone che si rispecchiano nell’ampia e frastagliata costellazione formata da attributi come: riflessivi, cerebrali, studiosi, sensibili, schivi, introspettivi, indipendenti, calmi, buoni, amanti dalla solitudine.
Ti riconosci in qualcuno di questi tratti?
Io in tutti.
L’introversione, dunque, non è sinonimo di misantropia, nemmeno di timidezza. Quando si è timidi si ha paura del giudizio degli altri.
Essere introversi significa, invece, preferire ambienti privi di stimoli eccessivi.
La timidezza è dolorosa, l’introversione no.
Ma non possiamo parlare di introversi senza considerare anche la personalità speculare, quella dell’estroverso, o come dice Valentine, “l’uomo d’azione”, esuberante, spigliato, espansivo, audace, spensierato, a proprio agio sotto i riflettori.
Provate ad immaginare quanti benefici potremmo ricavare se nel mondo ci fosse maggiore equilibrio e comprensione tra queste due figure!
Come funziona la mente di un introverso
Cari estroversi,
Questa sezione è dedicata a voi in modo particolare.
Finalmente potrete vederci chiaro e capirete il perché quel vostro collega, o amico, dice due parole al giorno e non si ferma mai al bar in compagnia, oppure perché il vostro partner non manifesta il vostro stesso entusiasmo quando gli proponete un weekend ricco di impegni, feste, cene animate e informali, vino a fiumi e terrine piene di pasta.
Sapete, spesso noi introversi – seppure con il nostro abituale disdegno della superficialità – siamo ben felici di farci trascinare in territori più leggeri.
Amiamo tantissimo l’energia degli estroversi e il loro entusiasmo.
Di questo ne so parlare bene, dato che le persone che amo di più nella mia vita sono estremamente estroverse. Ci completiamo splendidamente. Senza di loro, dimenticherei di uscire di casa se non per andare a lavoro o a fare la spesa.
Tuttavia, sono di più le volte in cui noi introversi non ci sentiamo capiti.
Perciò, in seguito alle dovute ricerche, ho riassunto in un elenco di 3 punti ciò che accade nella mente di un introverso, affinché sia più facile per gli estroversi mettersi nei nostri panni.
Stimoli esterni
In un recente TED Talk la scrittrice e ricercatrice Susan Cain spiega che gli introversi processano le interazioni e gli eventi in modo complesso, facendo molta attenzione a ciò che stanno provando.
Ciò significa che processano tutto ciò che accade intorno a loro e prestano attenzione ad ogni dettaglio sensoriale dell’ambiente in cui si ritrovano, non solo alle persone.
La partecipazione alle dinamiche sociali pone al cervello un ventaglio di domande molto diverso rispetto a quello posto dall’osservazione, richiede una sorta di multitasking mentale:
La capacità di elaborare una serie di informazioni a breve termine senza lasciarsi distrarre o stressarsi troppo.
Gli estroversi in questo eccellono senza problemi.
Sono praticamente “programmati” per fare questo. In altre parole, l’estroverso è un tipo socievole perché il suo cervello è bravo a gestire l’eterogeneo ventaglio di stimoli che reclamano la sua attenzione (esattamente quello che succede nelle conversazioni durante un party).
Al contrario, gli introversi provano spesso repulsione per gli eventi sociali che li costringono a occuparsi di troppe persone nello stesso momento.
Proviamo a pensare che anche la più semplice interazione sociale tra due individui richiede impegno, l’incredibile svolgimento di tanti compiti insieme:
- interpretare ciò che l’interlocutore sta dicendo, leggere il linguaggio del corpo e le espressioni facciali;
- parlare e ascoltare a turno senza accavallarsi;
- valutare se l’interlocutore sta capendo;
- stabilire se è ben disposto e in caso contrario capire come migliorare la situazione o uscirne;
Sembra assurdo ma ci vuole tantissimo impegno per tenere in equilibrio tutto questo.
Quindi, se anche voi dopo due ore ad una festa (anche se vi state divertendo molto), vi sentite come svuotati e stanchi, rendetevi conto che non siete strani, asociali o pazzi, non c’è nulla di sbagliato in voi o in me.
Siamo solo equipaggiati in altro modo.
Dunque, al contrario di quanto si possa pensare, quando un introverso assume il ruolo di osservatore, per esempio quando scrive o medita su una teoria scientifica – o resta in silenzio durante una festa – non sta dimostrando una mancanza di energia o di buona volontà.
Sta soltanto facendo ciò per cui è costituzionalmente tagliato.
Poca dopamina per essere felici
Uno dei lati positivi della sensibilità degli introversi è che hanno bisogno di livelli così bassi di dopamina per sentirsi molto felici.
Questo è il motivo per cui gli introversi si sentono felici ed appagati quando leggono un libro, fanno introspezione o scavano nel profondo del loro ricco mondo interiore.
Ora qui l’argomento si fa molto interessante quanto noioso, quindi se volete velocizzare un po’ le cose vi consiglio di guardare il video di Lifehack che spiega alla perfezione e brevemente come funzionano stimoli e dopamina per introversi ed estroversi.
Diversamente, se preferite continuare a leggere, di seguito troverete i miei approfondimenti sull’argomento.
Lo ricordiamo, dunque, la dopamina è quel neurotrasmettitore che svolge molte funzioni nel cervello, regolando comportamento, sonno, memoria, apprendimento. Agisce sul sistema nervoso simpatico causando l’accelerazione del battito cardiaco e l’innalzamento della pressione del sangue.
Gli stimoli esterni che ci procurano motivazione e ricompensa, intesa come senso di soddisfazione, (es. cibo buono, acqua, rumori della vita sociale, ma anche solo l’ascolto della musica) solleticano e stimolano il rilascio di dopamina.
Il cervello dunque possiede meccanismi eccitatori che ci fanno sentire svegli, vigili e dinamici, (“attivati”, come si dice in psicologia l’arousal, ossia il livello di attivazione del sistema nervoso) e possiede anche meccanismi “calmanti” che svolgono la funzione opposta.
L’autorevole psicologo Hans Eysenck ha ipotizzato, alla fine degli anni ’60, che gli esseri umani vadano alla ricerca di un livello di stimoli “giusto”, né troppo alto né troppo basso.
Secondo l’ipotesi di Eysenck, possediamo una struttura cerebrale chiamata “sistema reticolare ascendente” (SRA), la quale funziona diversamente negli introversi e negli estroversi.
Questo regola l’equilibrio tra arousal eccessivo e insufficiente controllando la quantità di stimoli sensoriali che giungono al cervello.
Oggi però sappiamo che la realtà è molto più complessa di così: è troppo semplicistico dire che cerchiamo sempre un livello medio di arousal. Ne esistono molti tipi: essere eccitati da musica ad alto volume è diverso dall’eccitazione di presiedere una riunione di lavoro.
Tuttavia, questo filone di studi condotti da scienziati di tutto il mondo che hanno testato la teoria di Eysneck offre una lente particolare attraverso la quale osservare la nostra personalità.
Una volta interpretate l’introversione e l’estroversione come particolare preferenza per certi di livelli di stimolo, possiamo consapevolmente iniziare a collocarci in ambienti favorevoli alla nostra personalità, né troppo poco stimolanti, né troppo stimolanti, che non ci facciano provare né ansia né noia.
Possiamo allora organizzare la vita in base a quelli che gli psicologi della personalità chiamano “livelli ottimali di arousal” – ma che noi potremmo chiamare “sweet spots”, ovvero il posto in cui ci sentiamo stimolati a livello ottimale: sul divano a leggere un romanzo, al centro di un palco, ad una festa con un mare di persone sconosciute.
Conoscere il proprio sweet spot non significa soltanto accrescere la soddisfazione in ogni ambito della vita. Ti fa sentire più vivo e dinamico e magari improvvisare un discorso davanti a un microfono, o fare conversazione con persone mai viste prima, acquista dei contorni accessibili.
Conoscendo questo aspetto importante della vostra persona arriverete preparati a qualsiasi situazione di particolare intensità, riuscirete ad affrontare l’introversione, preparandovi per tempo, affrontandole all’interno del vostro sweet spot.
Il dialogo interiore
Quando gli introversi pensano fanno riferimento alla sfera della propria memoria a lungo termine.
Un introverso si ritroverà sempre a fare un paragone tra nuove e passate esperienze prima di prendere una decisione.
Capite bene che questo rallenta molto i tempi ma conduce a delle scelte ben ponderate.
Ripensateci la prossima volta che sarete sul punto di perdere la pazienza, quando il vostro collega vi chiederà ancora tempo per riflettere su una certa modifica ad un progetto sul quale state lavorando.
Gli introversi, dunque, hanno un attivo dialogo interiore con loro stessi e sono soliti andare in giro con molti pensieri che gli frullano per la mente.
Il segreto per affrontare l’introversione e convivere con le emozioni a lavoro
Come affrontare l’introversione a lavoro?
Benvenuti alla seconda parte della nostra guida!
Grazie per esserci ancora.
In questa sezione esploreremo in modo pratico come accogliere le proprie emozioni nel posto di lavoro senza lasciare che ci travolgano.
Quante emozioni possiamo esprimere prima di apparire come non professionali?
Come ci comportiamo quando ci sentiamo ansiosi e sopraffatti, dovremmo aprirci e parlarne con un collega, o tenere tutto per noi?
L’obiettivo di quanto andremo a scoprire adesso è riuscire a decodificare le nostre emozioni e capire come possiamo agire quando ci sopraffanno.
Per gli introversi, ciò significa spesso trovare il giusto equilibrio tra rispettare il bisogno di trascorrere un po’ di tempo da soli e sforzarsi di partecipare ad importanti situazioni di lavoro in gruppo.
Allora, vediamo insieme 4 consigli tattici da poter mettere subito in pratica nel nostro quotidiano, a prescindere dal tipo di lavoro o ruolo che svolgiamo.
Office happy hour
Il modo migliore per sentirsi a proprio agio durante un evento di gruppo tra colleghi è arrivare sul posto già con una strategia d’uscita pronta.
Questo trucco lo utilizza anche l’ex CEO di Yahoo Marissa Meyer. In un’intervista per Vogue Magazine, ha raccontato di come spesso sente il bisogno di nascondersi alle feste.
Quindi prima di arrivare, promette a sé stessa che può andar via ad un’ora prestabilita.
Quando sapete che non dovete trattenervi per forza ad un evento, sarà molto più facile divertirsi e, probabilmente, vorrete restare ancora un po’.
Testa giù, o heads down time
Da adulti, finiamo spesso per andare a lavorare in aziende in cui si dà grande importanza al lavoro in team, in uffici open space dove viene sempre richiesta “grande capacità relazionale”.
Ci insegnano che per avere successo nella vita, nel lavoro specialmente, bisogna essere spavaldi, socievoli.
Conviviamo con un sistema di valori che premia l’io ideale espansivo, dominante, a proprio agio sotto i riflettori.
Questo ha fatto sì che uno stile di personalità piacevole come l’estroversione sia diventato uno standard oppressivo al quale la maggior parte di noi sente di doversi adeguare.
In pratica, per fare carriera dobbiamo autopromuoverci senza ritegno.
Immaginate, invece, di poter dividere la vostra giornata lavorativa tra lavoro in gruppo e lavoro in solitaria, cosiddetto “heads down time”.
Durante le ore in cui lavorerete da soli, sentitevi liberi di trovare il vostro angolo tranquillo e silenzioso in cui potervi concentrare.
Non dimentichiamoci che alcune delle grandi idee, invenzioni e opere d’arte – dalla teoria evoluzionistica ai Girasoli di Van Gogh fino al personal computer – sono dovute a persone silenziose e cerebrali che sapevano come entrare in sintonia con il loro mondo interiore e con i tesori che vi erano nascosti.
Senza gli introversi, il mondo non avrebbe:*
- La legge di gravitazione universale di Isaac Newton
- La teoria della relatività di Albert Einstein
- I Notturni di Chopin
- Google di Larry Page
- Harry Potter di J.K. Rowling
* dalle note del libro di Susan Cain, Quiet
Steve Wozniak, l’anima nerd della Apple, regala questo consiglio, nella sua autobiografia, a tutti i ragazzi che aspirano alla grande creatività:
[..] Lavora da solo. È cosi che troverai la condizione ideale per progettare oggetti o dispositivi rivoluzionari. Non in gruppo. Non in team.
Sebbene non ci siano studi accertati che autorizzino a concludere che gli introversi sono sempre più creativi degli estroversi, possiamo intuire comunque che in un insieme di persone contraddistinte da notevole creatività è grande la probabilità di trovare parecchi introversi.
Viene dunque da chiedersi se le personalità più pacate abbiano forze intrinseche, ineffabili qualità che favoriscono la creatività. Forse sì.
Tuttavia, da qui possiamo trarre un grande insegnamento per tutti: la solitudine può essere un catalizzatore dell’innovazione.
L’introversione concentra la mente sul compito da svolgere, impedendo la dispersione delle energie.
In altre parole, se sei seduto nel giardino dietro casa, all’ombra di un albero, mentre tutti gli altri brindano in veranda, è più probabile che la famosa mela cada in testa a te.
Meeting camminando
Ecco un altro modo per affrontare l’introversione al meglio!
Come spiega la Dr.ssa Jennifer Kahnweiler nel suo libro The Genius Of Opposites, una passeggiata rende molto più facile agli introversi parlare delle proprie idee, considerato che non devono per forza mantenere un costante contatto visivo.
Mentre parlano o cercano le parole giuste, gli introversi tendono a guardare altrove per ridurre al minimo gli stimoli esterni, in modo tale da non affollare il proprio cervello con troppi input.
Rituali da meeting
Dato che la maggior parte delle riunioni richiede un tipo di comunicazione svelta e socievole, gli introversi hanno bisogno di creare dei propri rituali per mettersi a proprio agio durante queste occasioni.
Secondo l’autore Brad Stone, prima di ogni meeting in Amazon, Jeff Bezos chiede a ciascun impiegato di scrivere un breve documento di sei pagine che argomenti le sue idee. Le riunioni iniziano in silenzio mentre tutti sono impegnati a rileggere ciò che hanno scritto. Bezos crede fermamente che questo sia il metodo migliore per incoraggiare il pensiero critico e concedere agli introversi il tempo per riflettere prima che abbia inizio il confronto.
Nel mio lavoro, prima di intervistare qualcuno, prendo sempre moltissimi appunti, faccio ricerche e approfondisco quanto posso ciò che lo riguarda.
In questo modo, so di avere pronta una strategia per poter affrontare una situazione di potenziale disagio, una platea, una persona sconosciuta.
Il segreto, quindi, è conoscersi al meglio per poterci mettere nelle condizioni migliori per affrontare la nostra introversione senza che questa diventi un problema.
Come ricaricarsi dopo un’intensa giornata tra le persone
Bene, ora che la vostra giornata è finita e vi siete abbondantemente sforzati di partecipare a quella riunione o festa, è arrivato il momento tanto atteso in cui potete ritirarvi nella vostra nicchia e rilassarvi!
Ahhh!
Non vi nascondo che questa è la mia parte preferita della giornata.
I due suggerimenti che seguono li ho sperimentati io stessa molte volte nel corso della mia vita e ne ho ricavato sempre enorme beneficio.
Spero possa essere lo stesso anche per voi!
Ritiratevi nel vostro Sweet Spot
Appena potete, ritiratevi nel posto in cui vi sentite più a vostro agio, che sia un appartamento minimalista dalle pareti bianche senza alcuna stimolazione sensoriale, un’amaca in giardino o il vecchio e comodo divano del vostro salotto.
Un paradiso.
Quando torno nel mio appartamentino silenzioso dopo un’intensa giornata di lavoro, lego subito i miei lunghi capelli in una treccia, scivolo in abiti più comodi e mi rilasso.
Cucino, do un’ordinata in giro, mi dedico alla mia routine di skincare, leggo un libro o guardo qualcosa che richiede il minimo sforzo mentale.
Solo a scriverlo mi sento già più rilassata.
Fate una passeggiata nella natura
Se fuori è una bella giornata, approfittatene per fare due passi da soli.
Provate a farlo in silenzio per i primi minuti, come se fosse una passeggiata meditativa. Poi ascoltate un po’ di musica o il vostro podcast preferito (io al momento mi rilasso ascoltando quelli dello storico Alessandro Barbero) mentre continuate a camminare.
Spesso sottovalutiamo quanto possa essere rigenerante per mente e corpo anche una breve passeggiata in mezzo alla natura.
Come introversi ed estroversi possono capirsi meglio
Bene, siamo giunti finalmente alla parte conclusiva del nostro viaggio che ci ha portato a capire (spero) come affrontare l’introversione nel modo migliore per noi stessi.
Se siete rimasti con me fino a questo punto vi ringrazio di cuore, questa è decisamente la parte più significativa di tutta la guida.
In questa sezione conclusiva, scopriremo 3 utili consigli mirati a rendere la comunicazione tra introversi ed estroversi più efficace.
Se siete ancora indecisi su dove si collochi la vostra personalità nello spettro estroverso-introverso e siete curiosi di scoprire qualcosa in più circa voi stessi, vi lascio come promesso il link per fare il quiz.
Siamo ormai ben consapevoli che capire se qualcuno è un introverso o meno non è immediatamente ovvio, soprattutto quando state conoscendo qualcuno per la prima volta.
Sappiamo anche che sul posto di lavoro, gli introversi tendono a mascherare i propri tratti caratteriali sensibili (le proprie qualità, io direi) per potersi adeguare.
Ma finché non sarà possibile parlare apertamente delle proprie differenze, gli estroversi e gli introversi faranno sempre un gran fatica a comprendersi l’un l’altro.
Vediamo alcuni consigli per una comunicazione più efficace:
Consigli per introversi
- Fate in modo che le persone sappiano quando avete bisogno di spazio. Provate ad iniziare dicendo qualcosa come “Apprezzo molto parlare e lavorare con te”. Poi proseguite spiegando come lavorate meglio quando siete da soli in un angolo silenzioso.
Ricordatevi però che bisogna scendere a compromessi; dovrete comunque continuare a lavorare con gli altri.
- Evitate di mandare agli estroversi lunghe mail. Gli estroversi, che spesso preferiscono discutere problemi o idee di persona, tenderanno a dare un’occhiata solo ai primi paragrafi.
- Preparatevi per tempo ad un meeting con lo scopo preciso di potervi sentire a vostro agio parlando in pubblico. Provate poi ad intervenire alla discussione nei primi dieci minuti. Una volta che avrete rotto il ghiaccio, sarà molto più facile intervenire ancora.
Consigli per gli estroversi
- Premuratevi di mandare via mail gli ordini del giorno prima di indire le riunioni, allo scopo di poter consentire agli introversi di prepararsi per tempo.
Dare la possibilità a tutti di rivedere il programma del meeting, renderà più facile creare delle discussioni informate ed eque.
Ad esempio, mandate degli spunti via mail, prima di un meeting, e poi iniziate facendo un giro del tavolo chiedendo ad ogni individuo di condividere con voi i suoi pensieri, 1-1.
- Ascoltate sempre con attenzione le pause nel discorso di un introverso, non sbrigatevi a riempirle. Lasciate che finiscano di parlare.
- Provate a suggerire l’idea di suddividersi in coppie o piccoli gruppi per discutere le idee e poi riunirsi tutti per parlarne.
- Infine, il consiglio forse più importante di tutti: concedete agli introversi il loro tempo per aprirsi e non smettete mai di coinvolgerli in tutti gli eventi.
Conclusioni: come affrontare l’introversione
Eccoci giunti alla fine. Questa guida per affrontare l’introversione è nata dal desiderio di rispondere ad alcune domande che mi portavo dietro da anni.
Ho potuto constatare di persona quanto sia difficile, per gli introversi, prendere coscienza delle proprie doti, ma anche quale potenza si scateni in seguito alla scoperta.
Che siate introversi voi stessi o estroversi che amano una persona introversa, vi auguro di ricavare un profondo beneficio dai concetti che ho espresso in questo blog post.
E che in sostanza si riducono a questo:
- L’amore è essenziale, la socievolezza un optional.
Non preoccupatevi di dover socializzare con tutti per forza. I rapporti umani sono fonte di gioia, anche per chi è introverso, ma ricordatevi di privilegiare la qualità rispetto alla quantità. - Mettetevi nella giusta luce.
Alcuni aspireranno alla luce di potenti riflettori, altri a quella di una lampada da scrivania. L’importante è usare le proprie doti naturali – di sensibilità, intuito, concentrazione, pacatezza – per progetti e attività che amate. - Cercate di capire quale contributo potete dare al mondo e adoperatevi per farlo.
Se fare quello che amate richiede di parlare in pubblico o svolgere delle attività che vi mettono a disagio: fatele comunque! Con il tempo e l’allenamento diventeranno più facili. Se fare il social media manager è quello che amate fare, allora createvi un personaggio estroverso per le ore di lavoro e appena avrete finito correte a casa a rigenerarvi nel vostro sweet spot. - Rispettate il bisogno di socializzazione dei vostri cari ma anche il vostro di solitudine (o viceversa se siete estroversi).
Sentitevi liberi di trascorrere il tempo libero come più vi piace. Restate a casa la sera di Capodanno, se vi rende felici. Cucinate. Andate a correre. Leggete. Fate un compromesso con voi stessi: parteciperete ad un numero prestabilito di eventi sociali e non vi sentirete incolpa se poi ne rifiuterete uno. - Ricordatevi che l’apparenza non è la realtà.
Alcuni di noi si comportano da estroversi ma non lo sono affatto e pagano lo sforzo in termini di energia e genuinità. Altri sembrano distanti e riservati ma il loro paesaggio interiore è ricco e sorprendente.
Quindi la prossima volta che vedete qualcuno con il volto assorto, pensate che magari sta risolvendo un problema complesso, componendo una poesia, o riflettendo su quali linguaggi usare per la nuova app che sta sviluppando.
Ovvero sta utilizzando i talenti e i poteri della pacatezza.
In realtà, in questo articolo c’è un solo concetto che mi preme trasmettervi più di tutto il resto:
Il diritto, finalmente, ad essere voi stessi.
Non è necessario affrontare l’introversione per eliminarla dalla vostra vita. Fa parte di voi e vi rende chi siete.
Dovete solo mettervi nelle condizioni, nel momento in cui decidete di volerlo, di vivere i contesti sociali al meglio per voi stessi, senza che questi vi causino disagio.
Posso garantirvi di persona che questo atteggiamento vi cambierà la vita.
Oggi sappiamo che al mondo ci sono tanti poteri diversi.
Alcuni di noi nascono per brandire la bacchetta di sambuco, altri invece ricevono in dote il mantello dell’invisibilità.
La chiave non è puntare ad accumulare in noi tutti i poteri disponibili ma di usare bene quelli che ci sono stati donati.
A noi introversi sono state donate le chiavi di giardini segreti colmi di ricchezze. Non lo abbiamo scelto noi, ma ci sono tantissimi modi in cui possiamo trasformare questo viaggio in una fantastica avventura.
Un modo entusiasmante di farlo è all’interno della Community di start2impact dove, tramite centinaia di corsi online, io stessa sono riuscita a sperimentare nuove sfide nell’ambito del digitale e a spingermi verso orizzonti a cui pensavo di non poter arrivare.
Io ci sono riuscita. Spero i prossimi possiate essere voi.