Cos’è il sale? Il sale rosa dell’Himalaya? Perché ha questo colore? Il prezzo più elevato è giustificato dai presunti benefici? Vediamolo insieme!
Cos’è il sale? Il sale rosa dell’Himalaya? Perché ha questo colore? Il prezzo più elevato è giustificato dai presunti benefici?
Un atomo di sodio ed un atomo di cloro si legano per formare una molecola sicuramente presente nella cucina di te che stai leggendo in questo istante, chiunque tu sia.
Il sale da cucina, il cloruro di sodio (NaCl), il sale bianco, insomma, il sale, è un ingrediente che non manca nella cucina di ognuno di noi e che, quando manca, è in cima alla lista della spesa.
Cosa più sorprendente è l’antichità di questa sostanza! E non intendo in relazione alla sua presenza sulla Terra che, chiaramente, è onnipresente nella storia, ma antichità intesa per le pratiche di utilizzo.
Già 10000 anni fa, nel Neolitico, il cambiamento dell’alimentazione dovuto all’introduzione dell’agricoltura nella vita dell’uomo, da cui derivò il consumo di cereali poveri di sale, rese questo ingrediente indispensabile, ma soprattutto la necessità di conservare a lungo, mediante salagione, alimenti facilmente deperibili come carne e pesce, rese necessario il diffuso utilizzo di questo ingrediente.
Ti lascio immaginare come questo svoltò anche l’economia dell’epoca, ancora povera, con cibi che da quel momento si potevano conservare per lungo tempo e dai sapori più marcati.
Con la globalizzazione dei mercati, dalla fine del ventesimo secolo, grazie all’omogeneizzazione delle preferenze dovute a canali di informazione univoci, come la televisione e i suoi spot pubblicitari e dalla standardizzazione delle produzioni, è nato un certo interesse nel consumatore verso la tipicità del prodotto, difendendo le diversità produttive e volendo riscoprire la storia che lega il prodotto con il suo territorio, punti verso i quali si prova sempre un certo fascino e senso di unicità, se non addirittura la sensazione che di quel prodotto ce ne sia una quantità talmente limitata da farti sentire un privilegiato consumatore. E magari, perché no, sentendoti anche più “green”.
Il marketing alimentare ha saputo far leva su ognuno di questi punti in maniera efficace per amplificare il valore di ogni singolo prodotto e delle sue caratteristiche, trasformando l’acquisto di un alimento nell’acquisto di un’esperienza.
Come? Molto semplice!
Il colore del sale e la differenziazione del prodotto
Insieme alla maggiore consapevolezza di ciò che mangiamo, dei benefici ma anche dei rischi del cibo e delle sue caratteristiche nutrizionali, i prodotti alimentari si sono differenziati in una varietà talmente ampia che ormai si ha l’imbarazzo della scelta.
E chiaramente, ad ogni differente caratteristica, un differente beneficio e, guarda un po’, un differente prezzo!
L’industria alimentare ha compreso come differenziando due prodotti identici e pubblicizzando su uno di questi un particolare elemento, magari risaputo come benefico per la salute, anche se presente in entrambi, il prodotto che si differenzia per aspetto e comunicazione aumenterà il valore percepito dal consumatore, pertanto, l’asticella del prezzo potrà tranquillamente alzarsi.
Quindi, due prodotti identici possono comunicare informazioni differenti!
É il motivo per cui tra gli scaffali del supermercato, spesso, perdiamo anche molto tempo.
Andando indietro nel tempo solo di 200 anni, quando si andava in drogheria, la farina era tutta in un unico sacco divisa dai cereali, dalle differenti spezie e quant’altro.
Man mano che le conoscenze dell’uomo si sono arricchite, gli alimenti si sono segmentati sempre più.
Nel caso del sale, ciò tra cui maggiormente possiamo scegliere è il suo colore: sale nero, sale grigio, sale rosso, sale blu e quello che maggiormente avrai visto o sentito nominare, il sale rosa o, per essere più suggestivi, il sale rosa dell’Himalaya.
A cosa sono dovuti questi colori?
Allora:
- Il sale nero, proveniente da Cipro, non è altro che sale bianco sporco di carbone vegetale
- Il sale rosso, originario delle Hawaii, è sale sporco di argilla rossa, in questo caso
- Il sale grigio, originario della Bretagna, sporco, invece, di argilla grigia, fango insomma
- Il sale blu, dall’Iran, detto anche sale blu di Persia, molto meno diffuso di tutti gli altri
Infine, quello di cui sicuramente avrai sentito parlare, il sale rosa dell’Himalaya. Probabilmente per il maggior numero di benefici e miti che lo circondano.
Il sale rosa dell’Himalaya: miti e benefici
- Riduce la ritenzione idrica e l’ipertensione, grazie al suo ridotto contenuto di cloruro di sodio.
- Migliora la salute del sistema digerente: favorendo una migliore assunzione degli elementi nutritivi presenti nei cibi, l’intestino lavora meglio.
- Riduce la comparsa dei segni dell’invecchiamento.
- Favorisce l’equilibrio del PH a livello cellulare.
- Riduce la frequenza di crampi muscolari.
- Favorisce un riposo regolare e salutare.
- Regola i livelli di acqua del nostro organismo per garantirne il corretto funzionamento.
- Riduce l’affaticamento dei reni.
- Migliora la circolazione sanguigna e quindi la respirazione.
- Ricco di sali minerali, fortifica le ossa.
Quante volte hai visto sbandierare questi miracolosi benefici abbinati al consumo di sale rosa?
Il che giustificherebbe anche il prezzo di questo prodotto, nettamente superiore al tradizionale sale bianco, che costa meno di 1 euro, contro il sale rosa che può partire da 2 o 3 euro per arrivare a diverse decine di euro.
Cos’è quindi il sale rosa?
Il sale rosa è semplicemente sale “sporco” di ossido di ferro, insomma, ruggine, la quale conferisce a questi cristalli una colorazione che va dal rosa chiaro fino al rossastro.
Inoltre, non voglio addolcirti la pillola, il sale rosa dell’Himalaya non è dell’Himalaya ma, bensì, di qualche centinaio di chilometri più in là, nelle miniere del Pakistan e per provare questo basta semplicemente leggere sul retro della confezione.
Il sale rosa è quindi semplice sale bianco sporco di ruggine e puoi provarlo da casa, raffinandolo o, per utilizzare un termine che non è stato ancora demonizzato, purificandolo.
Basterà mescolare questo sale con acqua, l’ossido di ferro andrà in sospensione rendendo l’acqua più torbida e di colore rosa. Se quest’acqua la filtri attraverso una carta da filtro, vedrai da un lato l’acqua limpida che, una volta evaporata, lascerà solamente sale bianco che è lo stesso che vedi in vendita al prezzo più basso, mentre la carta filtro sarà sporca di rosso per aver trattenuto la polvere di ruggine.
Lo stesso vale per le altre tipologie di sale.
“Beh, ma i benefici che hai elencato possono essere dovuti proprio alla presenza di ferro, no?”
No.
È vero che nel sale bianco non c’è ferro. Ma quanto ne è presente in quello rosa?
Le analisi chimiche mostrano un contenuto di ferro che va da un minimo di 0,24 mg/kg (cristalli tendenti al bianco) ad un massimo di 50 mg/Kg (cristalli tendenti al rosa scuro), facendo una media, circa 25 milligrammi di ferro ogni chilogrammo di sale rosa.
Consultando Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti (LARN) le dosi consigliate sono 10mg per i maschi, 18mg per le femmine e 27 per le donne in gravidanza.
Secondo l’EFSA (European Food Safety Authority) le dosi raccomandate sono di circa 1,5 gr. di sodio (Na) al giorno, per gli adulti, equivalente a 3,8 gr. di sale al giorno (NaCl).
“Ok, però ha un ridotto contenuto di cloruro di sodio, anche l’EFSA ci dice di ridurlo!”
Certo che ha meno sale. Se tolgo sale alla mia confezione ed aggiungo argilla è normale che avrò meno sale, ma chiaramente salerà di meno!
Facendo 2+2 tenderei a sconsigliarti di mangiare un’intera miniera di sale in Pakistan per ricevere i benefici del ferro, che puoi integrare tranquillamente con altri alimenti che ne sono più ricchi o integratori.
Per approfondire questo aspetto ti suggerisco l’articolo, pubblicato su “Le Scienze”, di Dario Bressanini, professore e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze e Alta Tecnologia (DISAT) dell’Università degli Studi dell’Insubria a Como, dal quale ho preso ispirazione e potrai risalire agli articoli scientifici da cui ho trascritto alcuni di questi dati.
Quindi, se sei uno chef o vuoi sorprendere i tuoi amici, l’utilizzo del sale colorato può essere un ottimo ingrediente coreografico per i tuoi piatti ed allo stesso tempo avrai le normali caratteristiche del sale bianco e dei minerali che lo compongono, indipendentemente dal colore.
Nulla di più. Niente superpoteri!
Leve del marketing: dalle 4P alle 4C
Avrai notato come tutto questo non faccia una piega e sia completamente provato scientificamente.
Allora perché accettiamo passivamente ciò che ci viene detto? Food marketing!
La scelta delle aziende su come intendono presentarsi sul mercato ed allo specifico segmento viene definito come marketing mix.
Le variabili che tradizionalmente costituiscono il marketing mix sono le cosiddette 4P:
- Il prodotto
- Il prezzo
- La distribuzione (o place, punto vendita)
- La promozione (o comunicazione)
Questo rappresenta il programma di intervento che si mette a punto per far fronte alle esigenze di penetrazione del mercato.
L’orientamento al marketing impone, però, di rilevare i bisogni dei consumatori.
Nel 1993, Robert F. Lauterborn, professore in pubblicità e comunicazione di massa all’Università della Carolina del Nord, ha proposto una classificazione diversa, tipica del marketing “esperienziale”, spostando il focus dalla prospettiva dell’impresa a quella del cliente, trasformando le 4P in 4C:
- Il prodotto diventa Consumer (o Consumer models) e pone l’attenzione sulla soddisfazione del cliente o sul modello di cliente da soddisfare piuttosto che sul prodotto in sé;
- Il prezzo diventa Cost e mira ai costi sostenuti dall’acquirente, ovvero tutti quelli che il cliente deve sostenere per usufruire del nuovo prodotto piuttosto che di quello di un concorrente;
- La distribuzione in Convenience sottolineando che con la nascita di Internet è più facile avere informazioni, trovare ed acquistare un dato prodotto;
- La promozione si trasforma, invece, in Comunicazione, un concetto nettamente più ampio rispetto a promozione, che include le pubbliche relazioni, pubblicità virali e ogni tipo di relazione tra impresa e consumatore al fine di enfatizzare più efficacemente i benefici che rispondono ai bisogni dei consumatori.
Ora il quadro della situazione è più completo.
Con questo articolo non voglio dirti di non comprare più sale rosa o che questo faccia male alla nostra salute ma, bensì, renderti consumatore attivo e non passivo e promuovere un marketing più etico e sincero.
Mi rivolgo quindi al consumatore:
Quando sei in un supermercato, sei tu ad aver scelto quel prodotto da acquistare o è lui ad aver scelto te?
Ma anche al produttore:
Fare marketing etico e sincero sta a significare che i benefici di un prodotto vanno enfatizzati, non inventati.